E’ da un po’ che non scrivo delle mie avventure in bici, ma una ultracycling, anzi LA ultracycling dolomitica D+, considerata la più dura al mondo, non si può considerare una corsa come le altre. Un’avventura, che inizialmente rischiava di trasformarsi in sventura, ma questo è un discorso di corollario che non vi racconterò, anche se non meno importante. Anzi, a volte son proprio gli episodi inaspettati, le cotte spaziali, e non solo i grandi trionfi ad essere ricordati e rendere anche quello che poteva essere un semplice giro in una corsa epica.
Avvolgo quindi il nastro dei ricordi, ed inizio il racconto da un +8 ore dallo start di Cison di Valmarino – venerdi 26 agosto ore 12.06.

Sono a Telve, ai piedi del Manghen, ad aspettare Roby, il mio compagno di avventura nel team 2.
Nell’attesa mi passa davanti tutta la corsa: primo il francese, poi da li a poco il favorito numero 1, Omar Di Felice, ben distanti gli altri. Poi arriva Roby, apparentemente ancora fresco dopo 8 ore nella quale ha scalato Madean-Grappa-Gobbera-Broccon per un dislivello positivo di 4000 metri.

Passaggio di chip ed inizia il mio turno.
Le prime pedalate sono di warp-up, poi un po’ alla volta riprendo il feeling con la strada: pedalo agile, senza strafare, cercando di rilanciare sui falsopiani.
La sera cala in fretta, ed è notte quando arrivo a Calamento. Ponte con chicane (leggi shican) destra, sinistra ed inizia il vero Manghen. La strada si restringe, le pendenze aumentano e non calano più. Ma questo non è un problema, anzi, stranamente, sarà pedalare di notte, sarà il cielo stellatissimo come mai avevo visto prima, sarà l’adrenalina, ma mi sto divertendo! In lontananza inizio ad intravedere alcune lucine, che pedalata dopo padalata, tornante dopo tornante, si fanno sempre più vicine. Tre, quattro, forse cinque, li supero proprio in cima al Passo mentre si stanno rifocillando per la discesa. Mi preparo anch’io: maglia maniche lunghe, guanti grossi, doppia fascia girocollo, ma non è assoluttamente freddo, ad occhio e croce saranno sui 12-13°C, tant’è che nelle successive discese di tutta sta roba ne faccio a meno e vado solo di mantellina.

A fine discesa una rotonda… dubbio amletico. Chiedo a destra e manca se è la direzione presa è quella giusta verso il San Pellegrino: “Si, si … ma è lunga ancora” … Poi arriva la crew e l’incertezza svanisce. Giunto a Predazzo il primo errore di percorso … dietro front in salita. Tanto perchè non riaccada decido per un po’ di tenere le ruote del corridore danese che nel frattempo avevo raggiunto, sarà 3^ al traguardo, per poi allungare.

Seconda salita di nottata.
San pellegrino. Lunga, dritta e con un tratto non facile dove un segnale stradale indica 14%. Salgo con un passo al risparmio senza strafare … sprofondando il mio sguardo verso il cielo stellato.
Sono al culmine. Mantellina e giù dritto per la lunga discesa che porta a Cencenighe. Curva secca a sinistra in direzione spauracchio … Passo Fedaia. E’ ancora lunga per arrivare alla salita effettiva ma la strada comunque è quasi sempre all’insù.

Caprile. Al bivio prendo la strada a sinistra con indicazione Marmolada.
Si fa dura, poi per alcuni tratti spiana, ma poi … non spiana più … sono a pedalare sul lunghissimo rettilineo di Malga Ciapela dopo 5 ore e mezza. Interminabile … ma il buio in questo caso è amico, gioca con me a nascondino non mostrandomi le severe pendenze. Tra un sbuffo e l’altro il tratto rettilineo termina … è finita mi dico … macchè finita … spiana un paio di volte per un centinaio di metri ma per il resto non molla un beep. Il susseguirsi dei cartelli con indicato 14% si susseguono come una via crucis. Finalmente in cima.

Ripida discesa verso Canazei. Sono le 2 di notte e non c’è un cane per strada, l’unico rumore mentre passo davanti ad una disco con la musica a palla … poverini non sanno qua fuori cosa si stanno perdendo ! Prime rampe del Pordoi prima del cambio con roby. Le gambe come stanno? Un macigno.
Dopo 6h20′ sono al limite. Ma come fanno i “soli”, per me son extraterrestri con le sembianze umane … perfavore fatevi vedere per quello che siete!!!

Primo turno: 135K 6h20′ disl 3750

Riposo.
E’ l’alba … una splendida alba dove solo le dolomiti sanno offrire. Il secondo turno inizia sui primi tornanti del Passo Giau, una bella salita con pendenze da non sottovalutare.

d+

Verso la cima del Valparola ( D+ 2015)

Giungo in cima. Sulla destra fermo … il forte concorrente francese, che a guardalo non aveva proprio una bella faccia. Passiamo in testa … partiti per ultimi li abbiamo superati tutti e ora abbiamo preso il comando.

Discesa curva secca a sinistra ed iniziano le prime rampe del Passo Staulanza, sicuramente la salita più facile di quelle che fin’ora ho incontrato. Anche questa passa in serenità senza affanni, con le gambe che molinano bene. Discesa a blocco (a poco dal kom) e prime rampe del Duran dove mi sento ancora ben in forza. Ma un paio di salite bastano e cedo il testimone a Roby.

Secondo turno: 40k 1h50′ disl 1200

Io Riposo e nel frattempo Roby fa il numero, collezionando: Duran, Forcella Aurine, tutta la valle del Mis la piana che porta a Belluno e poi il duro Nevegal. Che dire … MITICO!

Siamo a circa 24 ore di gara quando ai piedi del Cansiglio inizia il mio terzo turno.
Le gambe girano da subito bene, il problema è che con il caldo rompo subito il radiatore ed inizio a sudare come una bestia. La Crosetta non è salita facile: primi 4 km non da ridere affrontati con il dovuto rispetto e il pensiero costante di andare al risparmio per tenere un po’ di gambe per l’ondulato finale e in particolare per il terribile chilometro di Ca’ del Poggio. Ciò nonostante la scalata è stata buona, VAM superiore ai 1100 potenza 280W.

Cartello del Passo della Crosetta e finalmente discesa. Il gps aggancia il satellite con fatica e così invece di girare a sinistra per Caneva vado giù dritto come una saetta. Poi il Garmin mi segnala la rotta errata, ma tra un mare di dubbi ci metto un po’ a convincermene e tornare indietro. In definitiva altri 3km gratis in salita prima di ritornare nel punto esatto dove ho cannato.

Discesa … Garmin ancora capriccioso e paura matta di errare nuovamente … come si dice: “Errare è umano, ma perseverare è diabolico”. Ecco che per non diventare Diabolik, al mancare del gps (spesso), raccolgo informazioni qua e la da chicchessia e mi affido alla memoria visiva datata un’anno. Finalmente giungo a Cordignano. Ad un trivio però il Diabolik che è in me riaffiora e torno indietro 2 volte prima di azzeccare la giusta via.

Un decina di km di piana ed iniziano i saliscendi. Cenno di grampi che proprio all’imbocco di Ca’ del Poggio si fanno sentire. In piedi, seduto … crampi e allora quasi tutta in piedi. Tra un’incitamento e l’altro questo crudele chilometro finisce. A Refrontolo ancora crampi, ma più bastardi di prima … poi passano e la gamba si fa incredibilmente potente.

Oramai ci siamo. Ultimo falsopiano con Roby che diventa una passerella. Arriviano alla piazza di Cison … primi assoluti. Foto, camere, interviste … “Siete dei superman” ci dice il cronista.
No, non siamo noi i superman, ma tutti quelli della categoria “soli”, si, loro lo sono dei superman … shapò abitanti del pianeta Krypton !

Terzo turno: 102k 3h40′ Vm 27km/h disl 1750

Tot. 277k disl 7998

Tempo ufficiale: 28h04’44” quasi 4 ore sotto il limite per diventare finisher … meglio di così !

Non posso concludere l’articolo se non prima aver ringraziato tutta la crew, anche loro sono parte integrante del nostro successo. Grazie ragazzi, senza di voi il nulla !

Qui il link al file gps per vedere la mia corsa: strava

Qui il video dell’arrivo:

d+Arrivo

Arrivati a Cison