Appunti di allenamento polarizzato presi da varie fonti.

1) incrementare al massimo il volume, il che significa per impegni lavorativi e altro ANCHE 2 sessioni di allenamento al gg (e tanti saluti al “come metto x allenamenti in y gg per polarizzare”…se si vuole si fa): tradotto in inverno può essere benissimo rullate all’alba e anche la sera. Fanno 2 sessioni magari per un totale di 3-3.30h che in una singola sessione non avrei potuto svolgere;
2) incrementare il volume PER poter inserire più sessioni (e tempo) in LT1 ossia carico metabolico con obiettivi di carico ben precisi. Trattandosi di lavoro l’unità di misura non è TSS. L’obiettivo è portare l’organismo ad adattarsi sempre di più a situazioni di stress metabolico che influiscono sulla prestazione: deplezione glicogena, deriva FC, termoregolazione…lavorando “dal basso” senza uno stressor totale troppo elevato. Obiettivo fattibile 12/12 mesi;
3) evitare nella maggior parte della stagione quell’intensità che è poco utile per miglioramenti metabolici, poco incisiva sui miglioramenti di intensità e nel contempo particolarmente stancante: tradotto niente (o pochissima) intensità tra LT1 e LT2. Unica eccezione ci arrivo dopo.
4) pianificazione di un bi-polarizzato: tradotto il corpo si adatta a qualsiasi carico, una monotonia e stagnazione è il primo ostacolo da evitare e raggiungere dalla programmazione di un carico. Anche a livello mentale. Ritradotto: gli obiettivi di carico invernali sono diversi da quelli in piena stagione. Nel concreto bi-polarizzare significa che in un determinato periodo mi focalizzo più sul carico appena sopra LT1 e appena sotto o in prossimità di LT2/CP….e nel periodo di gara, qui è massimo il beneficio del polarizzato, questa forbice si sposta e le 3-4 sessioni “meno intense” diventano sessioni abbondantemente sotto LT1 e i richiami di intensità diventano più estesi e/o più intensi;
5) polarizzare in piena stagione significa massimizzare l’aspetto qualitativo delle sessioni intense cercando, per esempio di avvicinarsi ai/migliorare i propri MMP, sfruttando (e arrivando a comprendere) che per fare ciò è necessario intervallare queste sessioni con uscite che al contempo vanno a incidere sullo spettro opposto di intensità E permettono un recupero.
6) Concetto che poi negli ultimi 2 anni ho convertito/affinato in una “rotazione” dell’utilizzo delle fibre muscolari. Poiché l’adattamento periferico passa da quello… Quindi nelle sessioni intense focalizzarsi, anche a rotazione su capacità NM (15-30”), puramente anaerobiche (<~90”) e aerobiche massimali (~4-8′). La densità di questa rotazione è facilitata appunto dalle sessioni più blande. La tipologia di sequenza nella rotazione dipende da altri fattori che esulano dal discorso. Nel concreto del polarizzato, le sessioni “facili” se non hanno una connotazione metabolica: volume basso e viceversa.
Evito di postare miei grafici o altro, interessa e nessuno. Le prime cose che mi sono venute in mente sono quelle sopra elencate.

Fonte: bdcforum

Proprio tutte le osservazioni sul Polarizzato indicano 1) che anche intensità ritenute blande/”inutili” hanno funzioni di adattamento (metabolico, economia, efficienza, funzionalità e densità mitocondriale, ….) comparabili a quelle successive (nello spettro di intensità) SE il loro volume è aumentato 2) che gli adattamenti correlati a intensità superiori hanno come necessario punto di partenza un ampio substrato di adattamento a tutto ciò che sta (anche molto) “sotto”.

Fonte: bdcforum

Link di video interessanti:

Spiega come strutturare: 1) il periodo base con il polarizzato (dal min 6:55) 2) la settimana di allenamento (dal min 10:04)

Link interessanti:

Six weeks of a polarized training-intensity distribution leads to greater physiological and performance adaptations than a threshold model in trained cyclists | Journal of Applied Physiology