Si è sempre pensato, o molti lo pensavano, che servissero almeno 12-15 ore di allenamento per poter fare un lavoro decente in sport di endurance come ciclismo e triathlon. Il fatto che molti atleti di buon livello – con 4-5 ore a settimana di allenamento totale (!) – riescano a portare a casa un risultato eccellente, ci dimostra quanto certe metodiche di pensiero ed allenamento (le ore, i km di sella…) vadano messe in soffitta. 

Dopo oltre una settimana di analisi dei dati di allenamento, possiamo trarre un primo il preliminare bilancio dal periodo post-quarantena, passato allenandosi indoor. Molti di noi erano molto spaventati dalla prospettiva di doversi allenare sui rulli nel periodo primaverile, una prospettiva che per molti amatori e la totalità dei professionisti risultava assolutamente inedita. e da un punto di vista mentale/motivazionale veramente pesante da affrontare. 

Posso dire con certezza che il bilancio finale di questo periodo di due mesi forzatamente al chiuso sia più che positivo. Una larga maggioranza degli atleti poi (per l’esattezza dell’88% di coloro che si sono sottoposti al mio sondaggio), ha certificato quanto questo periodo abbia dato dei frutti migliori del previsto. Solo il 12% degli atleti intervistati ma infatti giudicato peggio del previsto, il riscontro avuto alla fine dei rulli del periodo di marzo ed aprile. 

I dati in questi due mesi ci confermano le sensazioni degli atleti: nell’analizzare alcuni aspetti del periodo pre – post quarantena, ho trovato vari aspetti curiosi e meritevoli di approfondimento. 

Il primo di questi è la resistenza: se si è lavorato bene in inverno, e si possiede una solida base, anche la ripresa dei lunghi non è più uno spauracchio, dopo due mesi di allenamento breve ma specifico ed intenso, di massimo 90’ totali a seduta. 

In questo caso analizziamo la performance di stefano, un ragazzo bolzanino di ottimo livello e che ben si piazza delle GF. 

Analizzando i due lunghi post-quarantena, sono stato piacevolemente colpito dalle sue doti di resistenza su lunghi qualitativamente impegnativi; il primo lungo abbiamo verificato un riscontro eccellente sulle 4h, con oltre 1500m di dislivello e wattaggi importanti in salita. 

La cosa che più ha colpito è stata la capacità di tenere bene intensità di zona 4, ossia circa il 91-93% della FTP, per oltre 60’ totali di salita distribuiti su tratti tra i 10 e i 20’; come si evince dal grafico, anche la risposta del carico interno (FC) risulta assolutamente simmetrica con la sessione che ho preso come paragone, ossia quella del 19 febbraio 2020. A parità di lavoro, tra 315w e 330w medi, i battiti in salite medio-brevi da 10-15’ risultano infatti molto vicini (157 bpm medi) e la Rpe (fatica percepita) identica. 

L’atleta sente una gamba molto tonica e non avverte cali di potenza improvvisi, il che significa che si era ben adattato sia al lavoro indoor (dove nelle prime 3 settimane di rulli avvertiva battiti più alti e uno livellamento FC/watt) che al rientro al training su strada successivo. In questo caso infatti mi sarei aspettato da voi un calo di potenza marcato dopo 2h-2h30 di qualità, che in realtà non è mai avvenuto. Anzi, l’atleta ha mostrato dei wattaggi più elevati a parità di battito ed rpe. Il 73% degli atleti mi ha infatti riportato di NON aver avuto cali significativi durante il primo lungo post-quarantena.

Questo discorso vale anche per le volate che ho visto in alcuni atleti, che erano a digiuno da scatti e sprint da marzo. Ne parleremo magari in seguito. Il messaggio più importante da evidenziare però riguarda il volume di lavoro necessario ad un ciclista di medio livello per mantenere o migliorare la sua condizione. Si è sempre pensato, o molti lo pensavano, che servissero almeno 12-15 ore di allenamento per poter fare un lavoro decente in sport di endurance come ciclismo e triathlon. Il fatto che molti atleti di buon livello – con 4-5 ore a settimana di allenamento totale (!) – riescano a portare a casa un risultato eccellente, ci dimostra quanto certe metodiche di pensiero ed allenamento (le ore, i km di sella…) vadano messe in soffitta. 

Del resto, metodiche di allenamento con intervalli ad alta intensità (HIT o affini) non sono efficaci solo per atleti d’élite. La ricerca scientifica mostra come il concetto base di alternare periodi di esercizio ad alta e bassa intensità possa e sia applicato a quasi tutti i livelli, dal ciclismo pro a quello amatoriale.

Come con qualsiasi forma di attività fisica, ci sono potenziali benefici e alcune limitazioni associate all’interval training.

I benefici di questo genere di lavoro, con cui abbiamo lavorato anche nei due mesi di quarantena, risalgono al fatto che i lavori di qualità siano un potente stimolo all’allenamento anche di resistenza. Anche se la quantità totale di esercizi eseguiti è limitata per via del tempo o dei limiti del rullo, l’allenamento può indurre adattamenti simili a quelli associati a un periodo più prolungato di esercizio prolungato ad intensità media (vedasi Little et al, 2010), il che lo rende relativamente efficace in termini di tempo.

Fonte: Primi dati dal periodo post quarantena – science of cycling