Quello che i vari ricercatori (o giornalisti / appassionati / etc etc) assumono come prestazione è in realtà una stima indiretta (attenzione: non il file del powermeter del corridore!). Il calcolo della potenza erogata viene realizzato con vari modelli di calcolo, partendo dal tempo di scalata registrato in Tv e dalla massa dell’atleta + bici (stabile ora a 6,8 kg per limite UCI, quest’ultima). Delle tre componenti che influenzano la scalata in bici (la gravità, la resistenza del vento e la resistenza al rotolamento) la gravità è preponderante, e l’errore eventuale di stima è minimo (…sempre costante….). La stima del peso dell’atleta non produce altresì grandi errori (1% nella potenza assoluta ,calcolata per ogni 1 kg di differenza dal peso reale, corrispondente a circa 0,3 w/kg). Nel caso del Ventoux, rispetto all’Alpe d’Huez, l’errore nella componente – vento può essere invece mediamente più grande, perchè diverge sul monte Calvo dalle assunzioni standard (nell’efficienza aerodinamica complessiva del soggetto). Se si assume però che la resistenza al rotolamento influisca solo del 5% nella potenza totale in salita, come effetti avviene, basta sapere in modo approssimativo l’intensità del vento per raggiungere senza errori grossolani una stima abbastanza precisa sulla performance.
Una volta stabilito il Wattaggio pro chilo, va tradotto questo parametro in termini fisiologici, cercando di desumere da esso la cilindrata del corridore (e quindi la compatibilità della scalata con la natura umana). I parametri che entrano in gioco sono il Vo2Max, l’efficienza e la capacità di lavoro. Assumendo un’efficienza del 24% (vedasi il mio articolo “kcal, kj ed efficienza energetica”, per una spiegazione) e un ritmo di lavoro massimo intorno all’85%, il VO2max stimato per l’atleta Froome in questo Tour risulta di88,6 ml / kg / min, un valore molto alto ma compatibile con la natura senza dubbio.
Se l’efficienza dell’atleta fosse 25, allora il V02max (massimo consumo d’ossigeno, vedasi 3 articoli sul sito scienceofcycling.it) scenderebbe a 80 ml/ kg /min, decisamente un valore mediano per chi aspira alle grandi corse a tappe; se provassimo a variare un altro parametro, assumendo per la maglia gialla una scalata ad Ax-3 al 90% del massimo ritmo di lavoro sostenibile, ci avvicineremmo a 84 ml /kg /min. Per dare un’idea, il Vo2max di Sagan (reportage dal ritiro Liquigas 2012) si attesta ben sopra tutti questi valori in inverno, mentre atleti trattati con Epo e affini superano il limite fisiologico “naturale”, di circa 90 ml /kg /min (negli anni 90 non infrequente..). Un trattamento illecito a base di Epo e trasfusioni può aumentare il Vo2max di circa 6-8 punti percentuali, un’enormità: è l’unico modo infatti per “truccare” il corredo genetico in questi termini, essendo il Vo2max un parametro meno correlato di altri (come la capacità lattacida) con il training stagionale, ma di derivazione ereditaria e meno suscettibile a modificazioni nel tempo, dopo il picco ottenibile poco dopo i 20 anni.
Se un ciclista, per intenderci, supera i 6,3 W / kg per i 40 minuti circa (qualcosa meno) dell’Alpe d’Huez (guardate la mia elaborazione qui sotto, non confortante in tal senso), con un rendimento del 24%, il suo VO2max risulta circa di 94,2 ml / kg / min, un valore stratosferico e non compatibile con la natura umana. Ecco perché una performance realistica per quelle salite lunghe non sale oltre 6,1-6,2 W / kg, limite fisiologico che, come scrisse Aldo Sassi, può essere considerato discriminante tra atleti “trattati” e non.
Fonte: Prestazioni di Froome al Tour dal blog www.scienceofcycling.it/