Il doping è sempre un passo avanti, è una continua, infinita, rincorsa, in cui la “lepre”, intesa come doping, è troppo veloce per essere raggiunta. L’etica non esiste più, se poi si può parlare di etica per i furbi del doping. Il fatto è che ora stiamo sconfinando quasi nel “fanta-doping”: migliorare le prestazioni attraverso la stimolazione celebrale, “Brain doping“, nanoparticelle in grado di aumentare il trasposto di ossigeno nel sangue oppure articolazioni artificiali o parti anatomiche costruite ad hoc, doping nanotecnologico.

Il brain doping

Cavetti elettrici per dopare la mente. Li sta sperimentando la Federazione di Sci e Snowboard americana (USSA) in collaborazione con la Halo Neuroscience di San Francisco. Si tratta di una tecnica nota come stimolazione transcranica in corrente continua (tDCS) che consiste nell’applicare correnti elettriche a basso voltaggio a specifiche aree della corteccia cerebrale.
brain doping
Nel caso specifico si tratterebbe della corteccia motoria, la regione del cervello deputata al controllo del movimento, per migliorare le performance atletiche. Lo studio (LINK) ha coinvolto alcuni atleti che praticano il salto con gli sci e ha dimostrato che applicare la tDCS quattro volte a settimana per due settimane è sufficiente per aumentare notevolmente coordinazione e forza. E mentre c’è chi invita alla cautela, in quanto gli effetti a lungo termine della stimolazione transcranica non sono conosciuti, si trovano già sul mercato speciali cuffie in grado di emettere impulsi elettrici che stimolano i neuroni motori. Vero doping o solo allenamento pre-gara? L’Agenzia Mondiale Anti-Doping non si è ancora pronunciata e di fatto non ha inserito questi dispositivi nella lista nera. Non mancherà molto, tuttavia, prima che gli organi sportivi inizino a fare serie riflessioni sul neurodoping.

Il doping nanotecnologico

Anche se al momento le reali applicazioni sportive sconfinano quasi nell’immaginazione, anche le nanotecnologie rappresentano una frontiera per il doping. Alcuni ricercatori stanno sperimentando nanoparticelle in grado di aumentare il trasposto di ossigeno nel sangue e già si discute del loro possibile effetto sulle prestazioni sportive. E fa ancora più impressione pensare che gli atleti del futuro potranno ricorrere alla chirurgia e a tessuti ingegnerizzati in laboratorio per aumentare, per esempio, le capacità natatorie grazie a impianti cutanei tra le dita o lanciare sempre più lontano grazie a “super” articolazioni implementate con tendini costruiti ad hoc.

FONTE: Geni, neuroscienze e nanotecnologie: il doping del futuro via oggiscienza.it